Marco (tras) Parente
16 Settembre 2002
Marco parla del suo nuovo disco
Abbiamo ascoltato il disco...

...E vi piace?

A noi si, e a te?

Sì. Sono molto contento del disco anche se, rispetto a Testa, dì cuore non lo voglio caricare di valori aggiunti o, come si dice, di trincee, né di manifesti. È un disco. Un disco prevalentemente di canzoni.

Sono contento di un tipo d’esposizione che prima non c’era, del modo di scrivere, cantare, tutto con minori sovrastrutture, senza troppi arrangiamenti. Questo è il lavoro che ha fatto Manuel (Agnelli, NdR), che non è tanto quello di sentire come suona la chitarra o come vorrebbe un determinato suono (o sound) ma di mettere a fuoco quello che secondo lui è la sostanza del musicista che si trova davanti. Dice: "secondo me, tu certe cose l’hai già fatte. Cosa deve venire fuori a questo punto? Deve venire fuori il tuo modo particolare di scrivere, di cantare" e così è stato, con mia grossa sorpresa, però capendo che era una cosa intorno alla quale giravo da tempo, da quando è finito "Testa, dì cuore", o almeno da quando è uscito. Già a quel tempo c’era la voglia di esporre il più possibile e fidarsi il più possibile di ciò che si scrive. E’ un processo delicato, se decidi realmente di esporti lo fai a 360°, altrimenti, per paure, insicurezze o non so cos’altro, tenti a volere sovrastrutturare, con gli arrangiamenti principalmente. In questo disco io mi sono fidato, semplicemente perché ho trovato una persona che mi ha fatto fidare. Fidare delle cose che stavo facendo, di quelle canzoni, da qui il lavoro sulla voce, non a livello di volumi, ma principalmente facendogli spazio intorno, non opprimendola né sopprimendola o comunque non trattandola come se fosse insieme ad un riff di chitarra o di viola o di quello che ci può essere. E’ la voce che deve guidare la canzone, nel bene e nel male.

Lamiarivoluzione è un incipit buono in questo senso. E’ un brano che già c’era da un po’ di tempo ed è un brano che poteva prendere mille strade tutte molte più ruffiane, in cui metterci la sezione di archi o ventisette cori a sostegno sarebbe stato facile, però in questo caso non sarebbe stato a sostegno della canzone, sarebbe stato un altro atto: un non volerla dichiarare fino in fondo.

Nel disco, infatti, si sente. Ad esempio: in "Derivanti" c’è la voce e poi c’è il resto...

Derivanti è la summa di questo tipo di approccio: una canzone che sprofonda nella natura più assoluta dove si innesta una voce, gli appoggi di piano e le parole.

E poi il dance...

E poi il dance. Una sterzata. Mi è sempre piaciuto il colpo di scena ( Fuck (he)art & let’s dance NdR), e questa è la sua collocazione giusta perché non a caso non è una canzone, forse è l’unica non-canzone del disco. Mi interessava comunque arrivare a quel pezzo, dove ha lavorato Brusci (Lorenzo Brusci, NdR). Mi interessava esplorare l’elettronica, un mondo nuovo che per adesso ho solo approcciato ancora in maniera superficiale, ma è sicuramente una cosa che approfondirò, e neanche troppo tardi.

Ho già fissato un concerto, il 13 dicembre al Musicus Concentus in Piazza del Carmine a Firenze, che sarà la prima esperienza in questo campo. Sarà in esafonia, con Brusci alla manipolazione digitale, il Tagliola (Marco Tagliola, NdR) all’analogico, due fiatisti, piano, chitarra e voce. Non sarà promozione del disco, infatti ho scelto un altro titolo, "Il pesce ha parlato", per sottolineare il fatto che non fosse la presentazione del disco, ma sarà un evento all’interno del disco, una sua costola che mi interessa e voglio approfondire. Ci saranno altre occasioni per altre "costole", non è stata ancora fissata la data, ma è già in cartellone al Fabbricone a Prato, verso Febbraio, un intero concerto con la Big Band (Millennium Bugs’ Orchestra, di Mirko Guerrini, NdR) e il quartetto.

Da Sonica a Mescal, che ha comunque un altro tipo di "politica", Manuel Agnelli e tutto il resto... ed è venuto fuori il tuo disco più difficile

Questa è una cosa strana. Io sinceramente non pensavo di avere fatto un altro disco difficile ma, dopo aver parlato con chi lo ha ascoltato (Alberto Campo, John Vignola), ho capito di aver fatto un altro disco difficile. Effettivamente però sarebbe stato sbagliato fare delle concessioni, cosa che stavo facendo quando c’era ancora Sonica: all’epoca stavo lavorando, contro natura, a delle canzoni che pensavo potessero piacere di più, più comprensibili rispetto a quello di quello che è poi successo, cioè ad una ricerca più essenziale e una maggiore messa a fuoco.

Comunque il concetto di "difficile" ormani non ha più un valore oggettivo. Io penso di fare cose difficili solo nel senso che non ci siano molti riferimenti a cui appoggiarsi.

Ma poi secondo me, il disco è difficile come disco nel suo complesso, se tu cominci ad estrapolare pezzo per pezzo a livello casuale, non è difficile. Oddio, se estrapoli Fuck (he)art & let’s dance dici, "Ma cosa sta facendo?", ma nessuno mi può venire a dire che "Farfalla pensante" non sia una perfetta canzone pop, almeno per come la possa scrivere io. La stessa Lamiarivoluzione ha riferimenti, per chi mi conosce, con Karma Parente, anche se a livello tematico non c’entra niente. Con Scolpisciguerra invece c’è stato questo tentativo di "rockizzare" il tutto, che però non è venuto né da Manuel né da Paolo (Benvegnù, NdR).

C’era già in me la volontà di fare certe canzoni in un certo modo. Adam ha salvato Molly e Davvero trasparente sono, a livello di scrittura, di scrittura della canzone, non solo di testi, il massimo a cui sono arrivato. Cercherò di comunicarlo nella maniera più sincera possibile, come sono sinceri questi brani.

Il disco è un disco difficile, vero, però è importante che sia così: è passato un po’ di tempo, c’è stato un cambio completo di visibilità, sono passato ad un’altra casa discografica ,che ha tutta una serie di gruppi in un certo modo, entrare in maniera coerente con quello che è stato il passato poi magari alla resa dei conti non converrà, però ha un suo valore.

Sì, però si diceva, meglio così che dieci hit da RadioDJ

Sì, non so il fan come avrebbe reagito in quel caso. Magari è quello che alla fine tutti vogliono, poi però, quando accade… Ma che te ne fai di 10 Farfalla pensante o Lamiarivoluzione o di Proiettilibuoni (anche se non sono degli hit mondiali)?

In questo disco c’è un po’ tutto quello che hai fatto in questo periodo

Si esattamente, c’è un po’ il corso degli eventi che mi hanno coinvolto da quando è stato dichiarata la scomparsa, o la morte di Testa, dì cuore (ride…), da parte di Sonica, ovvero dopo due mesi. Fortunatamente io ho trovato altre strade, anche se non hanno avuto la visibilità che dovevano avere, per essere una cosa fatta e costituita, però mi sembrava giusto dargli spazio perché non volevo rinunciare a tutto quello a cui avevo lavorato in questi anni.

Questo non è un disco come Testa, dì cuore, non è un disco "concettuale", qui tutto è legato dai testi mentre musicalmente è il frutto delle esperienze e delle incursione che ho approcciato in questi due anni.

Che fine hanno fatto?

Da quel periodo sono state tirate fuori tre canzoni: le prime tre. Lamiarivoluzione e Scolpisciguerra che è una canzone vecchissima. "Proiettilibuoni" invece l’ho emarginata, poi alla fine ho trovato la sua collocazione ideale(come B-Side del singolo Lamiarivoluzione, NdR). E’ comunque un brano che farò dal vivo perché credo sia divertente da suonare, però era ormai distante dalla piega che aveva preso il disco.

Qual'è stato il ruolo di Manuel Agnelli nella realizzazione del disco?

Prima di iniziare abbiamo parlato molto del suo ruolo e lui diceva di voler fare il supervisore, poi però, andando avanti, abbiamo capito che quello che in verità stava facendo era il produttore, il produttore puro. Questo disco non sarebbe stato così se non ci fosse stato Manuel, perché io non lo avrei fatto così, ma non perché non lo avessi voluto fare così, ma perché da solo non sarei riuscito a tagliare e ad esporre le canzoni in questa maniera. È un ruolo primario e se non hai davanti un referente di cui ti fidi, ti perdi per la strada mille volte, quindi…

Questo disco mi ricorda Amnesiac" e, più in generale, tutti gli ultimi Radiohead. Casuale?

Non è mai casuale, lo sai (risate, NdR). Mi fa piacere questa cosa. E’ ovvio che se una cosa la ascolti, la ami e la assimili, poi qualcosa nell’aria rimane.

Sì, certo, non pensavo che ti mettessi al tavolino dicendo "adesso faccio una cosa alla Radiohead" ...non so spiegarti il motivo, saranno i fiati o l’elettronica

Però è bello questo fatto che le idee musicali di persone così lontane vadano in direzioni così simili. L’elettronica adesso non è più solo usata solo in ambito dance, ma un po’ ovunque e bisogna prenderne atto. Il fatto che io la usi adesso non dipende dai Radiohead, perché comunque è un’idea che avevo da prima di KidA, ma mi affascina pensare che sia io che loro siamo mossi, forse, dalle stesse molle, un po’ come è successo per una certa scena degli ’80: David Sylvian, David Byrne, Peter Gabriel, sebbene geograficamente molto lontani, si muovevano nella stessa direzione. La differenza è che i Radiohead non lo sapranno mai risate, NdR).

In quest’ottica mi piace molto ciò che sta facendo il Musicus Concentus, anche se vi sono approdato da poco tempo. Sono capaci di dare spazio e visibilità in un modo tutto particolare: arriva un duo elettrico americano e loro magari gli mettono a disposizione un trio italiano. Questi si trovano, provano due tre giorni prima del concerto e poi suonano insieme. Ed è bellissimo perché si rompono molte barriere, a cominciare da quelle geografiche dei confini nazionali, fino ad arrivare alle case discografiche. E’ così che nascono collaborazioni che possono essere bellissime.

La confezione del disco è molto particolare, l’hai scelta per il titolo?

A dire il vero è il titolo che è stato scelto per la confezione…e per altri motivi: mi piaceva il significato "da vocabolario" della parola "trasparente", l’ho trovato molto adeguato.

Per quanto riguarda la confezione, l'idea è nata dall'uso della carta, è la stessa carta trasparente con la quale, all'epoca di Testa, dì cuore, venivano stampati alcuni manifesti miei, mi è sempre piaciuta. L'ho poi riutilizzata nei demo delle canzoni che stavo scrivendo. Li confezionavo con questa carta e ci scrivevo sopra le varie cose. Mescal ha capito l'importanza di una confezione come questa, che è un "fuori standard", e nonostante i problemi di budget hanno compreso come il package fosse un tutt'uno con il disco, una cosa inscindibile.

E per lo stesso motivo non ho voluto includere i testi, ma lasciare che venissero pubblicati e consultati su Internet. Volevo che il mio album fosse un "oggetto" nel vero senso della parola, un oggetto del quale avere cura e con una sua personalità, un po' come accadeva un tempo con i dischi in vinile, che erano a tutti gli effetti degli "oggetti", almeno in questi termini. Oggi invece si tende a far uscire nel mondo migliaia di CD, tutti diversi ma tutti anonimi, che la gente compra, e ascolta sfogliando come un quotidiano che usi e getti.

Una volta che Mescal è riuscita a far entrare nel budget questa produzione fuori standard il resto è venuto da se, e Samuel (Calvisi, grafico, NdR) che aveva già curato anche la grafica del singolo ("Lamiarivoluzione", NdR) ha curato i disegni per la copertina.

Che mi dici del libro in cantiere? Sarà una cosa simile a "Testa, dì cuore - work in regress"?

Sì, una cosa simile, solo che non sarà in regress, ma in progresss. L’idea di partenza era quella di far uscire un periodico che accompagnasse il disco dal momento dell’uscita, una sorta di diario di bordo: un mese i testi, un mese i commenti ecc. Mi hanno fatto capire che non ce l’avrei mai fatta, quindi la cosa migliore è questa: dare le notizie, anche di natura più pratica, che non sono nel disco, su Internet, e invece sul "Libro Trasparente" fare una cosa un po’ più letteraria. Ci sono i testi e insieme ai testi ci sono altre cose: quello che ho scritto su "Fuck (he)art & let’s dance", oltre ad alcune delle cose che sono di quel periodo, che mi piacciono tanto ma che non sono diventati testi, che sono rimaste più "poesiole", tra parentesi e sotto voce (risate, NdR).

Sempre con la City Lights?

Sempre con la City Lights. È una cosa che gli devo e che mi evita tutta una serie di sbattimenti, questa mi sembra la scelta più naturale.

Dell’esperienza del Tora! Tora! cosa ne dici?

Bellissimo. C’è realmente una bella atmosfera, almeno nella data di Pontassieve (Firenze, 22 Luglio 2002, NdR). A Nizza (Nizza di Monferrato, Asti, 21 Settembre 2002, NdR) si chiude il festival con due date. Io suono la prima sera. Il calendario è lungo, ci saranno quasi tutti i partecipanti del Tora! Tora! Io ci andrò con il gruppo, stiamo facendo le prove in questi giorni.

Nonostante le critiche, incomprensibili, di alcuni addetti ai lavori (e non) sull’atteggiamento di Manuel o di Mescal sulla scelta degli ospiti, io mi sono trovato bene e penso che quest’anno abbiano avuto spazio molti e meritevoli gruppi. È chiaro che alla fine, facendo delle scelte, non si potrà mai mettere tutti d’accordo. Io, che ci sono stato dentro, che devo dire? Fuck art & let’s dance!.

Proprio a Pontassieve hai cantato "Michelangelo Antonioni", di Caetano Veloso.

Sì, mi piacerebbe registrarla. È una versione un po’ diversa dall'originale, quella che ho cantato, ma è una di quelle canzoni che stai bene a suonarle e cantarle: il piacere di cantare una canzone.

Abbiamo saputo che ti daranno un premio. (Premio Grinzane Cavour, insieme a Manuel Agnelli, Cristina Donà e i Subsonica, NdR).

Ho preso finalmente una medaglia, sono contento! Ci sarà una bella esibizione (Saluzzo, Cuneo, 4 Ottovre 2002, NdR), io Cristina Donà e Manuel che vale assolutamente la pena vedere. Non sarà un concertone lunghissimo, dentro l’ora credo, dai quaranta ai cinquanta minuti. Sarà in teatro, prima del concerto dei Subsonica. Ancora non abbiamo parlato di cosa faremo, però sarà un evento abbastanza irripetibile. Saremo probabilmente un pianoforte e due chitarre; ci scambieremo, faremo dei duetti... La cosa si prospetta abbastanza rara e unica.
Non so quando si potrà ripetere una cosa del genere.

A cura di Simone Civai e Paolo Fidanzati

così oggi io lascio entrare la bellezza.. come un coltello che lascia il segno